Breve quadro storico di Pontebba – Pontafel

Pontebba, sin dagli albori fu un paese di frontiera, fu terra di transito, di conquista, di dolore e di pestilenze, passarono di qui, futuri papi, re, regine, imperatori, ma anche eserciti e guerre. Calpestarono questo suolo, romani, celti, longobardi, barbari, turchi, austroungarici e tedeschi, ma una volta passati, il paese o meglio i due paesi: Pontebba e Pontafel, con grandi sforzi e sacrifici, ricostruivano le loro case e ricominciavano  tutto da capo.

Testimonianze storiche individuerebbero nel 2002  i suoi 1000 anni di esistenza, sicuramente fu abitata ancor prima, viste per quei tempi, le ottime condizioni offerte dal territorio: l’esistenza di più corsi d’acqua, materia prima per la vita e per il lavoro.

In questo luogo si insediarono per secoli e secoli, due popoli, due culture, si parlavano due lingue italiano e tedesco, ma da ambo le parti ci si capiva comunque con il friulano, salvo per qualche periodo di stasi, fiorivano i matrimoni misti e la vita scorreva normale con rapporti di buon vicinato. In caso di calamità che colpivano ora uno ora l’altro paese, regnava la massima solidarietà.

La vita nei paesi si svolgeva quasi in maniera simmetrica, la parte austriaca, Pontafel viveva di agricoltura, pastorizia e dei proventi del confine (dogana, contrabbando, ecc.), lo stesso accadeva, con alcune differenze, anche nella italiana Pontebba. Da racconti di viaggiatori nelle varie epoche, la parte italiana veniva descritta come più povera e scarsamente igienica, rispetto quella austriaca, le locande dei primi avevano soffitti alti ed un camino centrale, d’inverno si pativa il freddo, ci si scaldava solo nella parte del corpo rivolta verso il camino. Altra cosa si trovava nella Ponteba Imperiale (Pontafel), le case e le locande avevano i soffitti bassi e d’inverno si usavano le stufe, che scaldavano a sufficienza quegli ambienti. I Pontafelesi godevano di qualche fortuna e benefici i più dei pontebbani,  migliori terreni coltivabili e pascoli soprattutto soleggiati, leggi o statuti (Nachbarschaft) che permettevano lo sfruttamento comune di terreni pubblici, acque e boschi, in parte questi benefici sopravvivono tutt’oggi.

Quello che accomunava i due popoli era la frequentazione reciproca dei due borghi.

Tra i due paesi vi furono, tutto sommato, sempre rapporti di buon vicinato, gli adulti pontebbani si recavano a bere la birra in Austria (portandosi per igiene il proprio kriegel), mentre i pontafelesi venivano ad assaggiare il vino italiano, ambedue chiaramente facevano acquisti di merci più a buon mercato o non reperibili nella loro “Patria”.

 

I ragazzi delle due parti preferivano invece “battagliare” (lo facevano tra l’altro anche fra di loro: tra borgo e borgo),  ecco una testimonianza riportata da Chino Ermacora nella “Panarie” del 1930:

“A proposito, la conoscete la storia delle sassate II campo di tiro, – se così si può chiamare, – era costituito dal letto della Pontebbana che, com’e noto, segnava un tempo il confine fra l’Austria e l’Italia: protagonisti, da una parte, i ragazzi italiani ; dall’altra, gli austriaci. I primi, come i più destri e audaci, si divertivano spesso a dichiarar guerra ai vicini (aspra e lunga fu quella… scoppiata al tempo della nostra campagna libica), infrangendo tutt’al più le vetrate dell’ i. r. Dogana. Ne conseguivano proteste e musi duri, con l’immancabile intervento degli adulti «di qua» che, per giunta, motteggiavano gli adulti « di là » cantando, all’imboccatura del ponte, l’inno di Garibaldi. Bei tempi quelli per Pontebba, vigile sentinella d’italianità al confine orientale ! Per Pontebba, ultimo lembo di Patria che le frotte degli emigranti nostri salutavano, a ogni primavera, entrando in territorio straniero; primo lembo di Patria che gli stessi emigranti risalutavano in autunno, al sospirato ritorno alle case, nelle quali li attendeva immancabilmente una culla novella !Ma dispetti ne ordivano anche gli Austriaci ai Pontebbani: ad esempio, – in occasione di festività popolari, – i primi, durante lo svolgimento dei balli figurati, ci ricordavano le nostre sventure disponen­dosi in modo da formare le parole « Adua », « Lissa e simili. E i Pontebbani, di rimando, a ogni ricorrenza patriottica, s’abbandonavano a luminarie, concerti e cortei vibranti di entusiasmo..”.

 

Arrivò la ferrovia che portò sviluppo e ricchezza, nacquero le case di spedizione, dalla stazione ferroviaria di Pontebba la merce e le persone dirette in Austria e negli altri stati venivano “scaricate” e raggiungevano la stazione austriaca di Pontafel, le prime con carri trainati da cavalli, le seconde a piedi facendo dogana al confine stradale posto appena di qua e di là del ponte sul torrente pontebbana.

 

Questo clima di buona convivenza e di serenità, iniziò a vacillare già il 28 luglio 1914, allo scoppiare della prima guerra mondiale, i figli di Pontafel furono chiamati alle armi e spediti sui vari fronti ad iniziare da quello russo.

In Italia nel frattempo, vincolati dalla triplice alleanza, si optò per la neutralità, ma si iniziò a preparare la nostra entrata in guerra, non con gli alleati austro/tedeschi ma con i loro nemici.

In questo periodo le preoccupazioni della gente crescevano progressivamente, ma la speranza che tutto finisse bene era più forte.