E’ indescrivibile la serie di sofferenze inflitte alla disgraziata popolazione di Pontebba. Senza scendere in particolari basti riferire soltanto la eloquente cifra della mortalità,. Mentre questa fu di sole 38 persone nel 1914 (il 10.3 per mille) salì, fra i borghesi, a 65 (il 20 per mille) nel 1915 ed a 93 (oltre il 28 per mille) nel 1916.
Durante il periodo bellico, nella profuganza, la popolazione cercava di restare unita, dapprima a Moggio poi a Firenze, partirono con un grande peso in cuore e con la speranza di rientrare nel giro di qualche giorno o al massimo settimana, visti poi gli esiti del conflitto, che si protrarrà per ben oltre tre anni, la nostalgia e la malinconia crescevano con lo stesso ritmo delle giornate di lontananza. Fu proprio nel vivo di questi tristi momenti che il maestro Arturo Zardini, a Firenze, compose il canto dell’alpino morto: Stelutis Alpinis, divenuto poi un inno per il Friuli.
Con la fine della guerra e lo spostamento dei confini a Tarvisio, la popolazione di Pontafel diventa italiana, i preesistenti rapporti di buon vicinato, fanno sì che il passaggio e la convivenza tra i due popoli siano meno traumatici e pian pianino quelli che furono due popoli ben separati si avviano a diventarne uno solo. Di lì a qualche anno (1924) quelli che furono da sempre due comuni si fondono in uno solo e cioè: Pontebba.